In aula finalmente il dibattito sulla sanità

Nell'ultima seduta del Consiglio Comunale si è finalmente discussa la mozione presentata ad Ottobre insieme ai colleghi consiglieri di opposizione, precedendo di un giorno il ritrovo davanti all'Ospedale Marino annunciata per sabato 15 febbraio proprio in difesa della sanità del territorio e contro la chiusura del Marino. 
Di seguito la traccia del mio intervento nel corso della discussione generale.

Sul tema credo che dobbiamo recuperare l’unità del consiglio comunale che è l’istituzione pubblica che rappresenta la città tutta. Divisi abbiamo già perso, non vi è dubbio, e questa unità in passato almeno su questo tema si è sempre trovata. Ho una memoria politica breve, ma ricordo perfettamente che nel 2012 per esempio in consiglio comunale proposi come primo firmatario un ordine del giorno sulla sanità che venne sottoscritto da tutti i capigruppo e votato all’unanimità. Giunta di centrosinistra in comune, di centrodestra in Regione. Ma ancora prima negli anni dell’Amministrazione Tedde in Comune ricordo un ordine del giorno sul tema proposto dal PD.
Per dire che i problemi della sanità hanno radici profonde e ci sono passate amministrazioni di ogni colore politico.

Non possiamo accontentarci di contatti personali con l’assessore di turno, sig. Sindaco: occorrono decisioni formali e atti ufficiali. Van bene le petizioni, sono necessarie e meno male che qualcuno si prende l’onere di organizzarle, va bene il consiglio comunale aperto, ma quanti ne abbiamo fatto anche in passato, va bene la richiesta di audizione in commissione sanità del Consiglio regionale, ma occorre soprattutto e celermente una mobilitazione straordinaria della cittadinanza tutta per chiedere con la forza dei numeri e la presenza di veder riconosciuto il diritto alla salute e che non si continui lo smantellamento di quello che era una eccellenza della sanità del territorio.
Mobilitazione che però sarà efficace se il consiglio è unito e il sindaco in testa ne è convinto e la guida.
Mobilitazione che è necessaria alla luce di quanto accaduto e accade nei nostri ospedali e nei servizi territoriali e che provo brevemente a riassumere, premesso che i problemi della sanità hanno radici profonde e che qualcuno in questa Regione si doveva assumere la responsabilità di fare una riforma sanitaria.

Con la ridefinizione della rete ospedaliera della Regione Autonoma della Sardegna, due degli obiettivi primari del nuovo assetto approvato erano: l’esigenza di garantire una copertura piena dei bisogni assistenziali che richiedono un trattamento ospedaliero, in una logica di continuità assistenziale, e il potenziamento delle strutture territoriali, la cui carenza, o la mancata organizzazione in rete, ha forti ripercussioni sull’utilizzo appropriato dell’ospedale.
Su entrambi gli obbiettivi c'è un fortissimo ritardo e anzi la percezione diffusa di un complessivo e puntuale decadimento dell’offerta sanitaria. E forse non a caso.
Ma c’è anche il fatto che chiunque arriva vuole almeno a parole smantellare quanto fatto da chi lo ha preceduto. Ripeto, a parole, salvo poi non modificare niente e perpetrare lo status quo.
Passa il tempo, i servizi vengono depotenziati in attesa di chissà che cosa, e nel mentre si, alimenta il diffuso sentore che si vogliano creare i presupposti perché servizi e strutture di eccellenza non siano più tali, quasi a giustificare un domani scelte di chiusura degli stessi.

E non aiuta il fatto che siamo più deboli di altri territori: Alghero è assente nei luoghi e nei tempi in cui si decide e a questa debolezza in termini di rappresentanza deve fare da contraltare una mobilitazione spontanea, generosa e massiva della cittadinanza con in testa il Sindaco, la giunta e il consiglio comunale tutto. 

Nell’ambito dell’Area Nord Ovest, per il presidio di Alghero – Ozieri dal 2018 era previsto:
- l’avvio di un programma di potenziamento dei servizi di pronto soccorso-osservazione breve intensità;
- l’attivazione della funzione di semintensiva generale e le discipline di oncologia e lungodegenza e la radiologia interventistica extra vascolare;
- la classificazione come presidio di I livello, con la contestuale istituzione della rianimazione;
In linea con il riconoscimento della funzione del presidio ospedaliero unico nella rete dell’emergenza-urgenza regionale, nell’ambito del programma di investimenti in sanità, si prevedeva la realizzazione di un nuovo ospedale civile nella città di Alghero, nel rispetto dei requisiti strutturali e tecnologici propri dei DEA di I livello;
più volte, inoltre, i vertici dell’ATS Sardegna-Asl Sassari, rassicuravano cittadini e istituzioni del distretto affermando che:
- tutta l’attività chirurgica di maggiore complessità debba essere centralizzata nell’ospedale Civile di Alghero, dove è garantito un percorso post-operatorio sicuro e completo;
- per l’ospedale Marino si ritiene di dover accorpare tutta l’attività chirurgica a ciclo diurno con la costituzione di un polo multi-specialistico di chirurgia ambulatoriale e di Day surgery, così da ottimizzare l’utilizzo delle sale operatorie disponibili;
- nella programmazione ATS, l’area territoriale di Alghero era stata individuata come “prioritaria per i prossimi interventi di edilizia ospedaliera” e che al Civile erano già stati completati alcuni lavori di ristrutturazione presso i reparti di Medicina, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia e del servizio di Endoscopia;
Nonostante le citate rassicurazioni di tutto questo non vi è traccia.                            

Ma potremmo parlare del dimensionamento e della riorganizzazione dei servizi territoriali, del miglioramento delle condizioni strutturali e organizzative del SerD e del Centro di salute mentale, dell'apertura della lungodegenza, dello spostamento in locali adeguati di Fisiologia respiratoria e Oncologia: su ciascuno di questi temi le risposte tardano ad arrivare.
Presso il reparto di Ortopedia del Marino, inoltre, da tempo sono sospesi gli interventi programmati di chirurgia protesica, motivando la scelta con una carenza di anestesisti, costringendo, di fatto, i pazienti a recarsi in altre strutture della Sardegna, con notevole disagio per gli stessi e per i loro familiari;
Il reparto di Ortopedia, Riabilitazione e Radiologia dell’Ospedale Marino di Alghero, inoltre, dotato di tre sale operatorie a norma e perfettamente attrezzate, considerata per anni una struttura di eccellenza con richieste di prestazioni sanitarie anche da parte di pazienti provenienti oltreché da altre provincie della Sardegna anche da altre regioni d’Italia, oggi ha necessità di un ammodernamento dei macchinari in particolare per la RX e il servizio viene garantito dalla passione e dal senso di responsabilità del personale medico e infermieristico nonostante le carenze e i limiti di macchinari e attrezzature; ma anche su questo la direzione ATS risulta non pervenuta. Serve la riorganizzazione delle diagnostiche, con la piena funzionalità della radiologia nonché l’adeguamento delle dotazioni organiche nei reparti, dove il numero degli infermieri è ancora troppo basso.

Sig. Sindaco, cari consiglieri comunali, di fronte a questo triste scenario, occorre capire quali siano le reali intenzioni dell’ATS e dell’assessorato regionale alla sanità che ha annunciato una nuova riforma, della quale ad oggi non vi è alcuna traccia e nessuna esplicita intenzione.

Mi chiedo a chi giovi continuare ad alimentare il sospetto, in realtà, che qualcuno abbia già intrapreso una strada diversa da quella indicata dal consiglio regionale a suo tempo?
Perché sembra quasi che si vogliano creare le condizioni perché il presidio di Alghero-Ozieri perda le caratteristiche per essere DEA di I livello come ha deciso il consiglio regionale e che l’ospedale marino non assolva più ai compiti che finora a svolto con ottimi risultati.

L’istituzione del Presidio unico Alghero-Ozieri, probabilmente era l’unico modo per mantenere il I Livello, ma di sicuro non è piaciuto a nessuno e il malcontento generale è palese e ha contribuito al decadimento dei servizi. Perchè? Quale è il progetto? Si vuole accentrare tutto su Sassari? Su Ozieri? E’ pensabile che una città di 45 mila abitanti, che triplica nei mesi estivi, possa disfarsi di reparti come l’Ortopedia e la Riabilitazione che, nonostante siano stati trascurati, continuano a offrire un servizio eccellente? No, non è pensabile. Ma sopratutto non si deve permettere.

Credo che una Riforma sanitaria deve adeguarsi alle esigenze del territorio e rispettare il ruolo dei nostri ospedali e dei servizi sanitari territoriali, partendo da questi presupposti può andare di pari passo con la riorganizzazione della rete ospedaliera. Per fare una riforma sanitaria però occorre avere idee chiare e conoscere i territori e le eccellenze presenti.

Se non arriveranno rassicurazioni sulle reali intenzioni, con atti ufficiali, le risposte che il territorio attende, la manifestazione di domani che certamente vedrà una massiccia partecipazione, non potrà che essere solo il primo passo di una mobilitazione permanente e che raggiunga, attraverso tutte le espressioni democratiche, chi ha la responsabilità di decidere il futuro di questo territorio. Facciamo in modo che da domani, chi deve decidere sappia che nulla sarà come prima e questa città ha maturato un crescente livello di attenzione e consapevolezza del rischio cui si va incontro come mai in passato.

Su altri temi ci si può dividere, ma quando ci sono in gioco battaglie importanti come questa dobbiamo, tutti, necessariamente trovare unità. È stato così anche in passato, auspico sig. Sindaco che questa sia anche la sua volontà e si arrivi a questa unità, fondamentale con un passo diverso rispetto ed uscendo dal silenzio che ha caratterizzato la sua amministrazione dal momento della presentazione della mozione fino ad oggi.

Di seguito il link al mio intervento dalle immagini integrali del Consiglio Comunale:
https://youtu.be/17rZY259bLg?t=8656

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