Che ne sarà della terapia intensiva del civile di Alghero?

nota stampa dei consiglieri comunali dei gruppi FUTURO COMUNE, PER ALGHERO, PD, SINISTRA IN COMUNE

Diciamo basta all’improvvisazione in sanità e alla logica dell’emergenza con la quale giustificare tutto e il contrario di tutto, è ora di una programmazione seria e di lungo periodo. Ed è l’ora che le parole lascino spazio ai fatti.

Arrivano infatti indiscrezioni preoccupanti sulla terapia intensiva di Alghero: abbiamo sempre chiesto l’accreditamento definitivo per un reparto con funzione polispecialistica, cardiologica e post operatoria nell’ambito di una programmazione che veda la struttura algherese DEA di I livello. Ci è stato dato un reparto covid con sei posti letto di emergenza, non accreditati e, ultima delibera regionale del 8 gennaio scorso, con aumento a 12 posti letto e conseguentemente smantellamento del pronto soccorso per ingrandire la terapia intensiva. Ora pare ci sia in discussione l’ennesimo dietro front: la terapia intensiva ad Alghero non serve più, bastano i posti letto di Sassari. Sarebbe delirante e deflagrante. Ciò in previsione dell’audit regionale che potrebbe dare il benestare per l’apertura delle sale operatorie al terzo piano del Civile. Ma terapia intensiva e nuova sala operatoria mal si concilierebbero col numero di anestesisti che servirebbero.

Non solo, la scellerata delibera della Giunta Solinas, con Sindaco e Consigliere Regionale del territorio compiacenti, aumenta contemporaneamente a 87 i posti letto del Marino per pazienti covid di bassa o media complessità e così tutto l’ospedale viene occupato, con reparti e ambulatori prima al Marino e ora dislocati in stanze anguste ricavate in altri luoghi, come la diabetologia, la medicina dello sport, la dermatologia. 

Vi è l’intenzione di reclutare anestesisti in modo da rafforzare l’operatività? 

Quanti sono oggi i pazienti ricoverati nel reparto di TI del civile?

Chiediamo al sindaco ancora una volta, sperando l’appello non cada nel vuoto come in altre circostanze, di farsi interprete del volere e del mandato a lui conferito dal Consiglio comunale unitariamente per chiedere con forza in Regione certezze e rispetto.

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