questione di scelta
Nei
giorni scorsi ho ripreso tra le mani un libro “La manomissione delle Parole” di
Gianrico Carofiglio, che con l'associazione un’Isola presentammo nel 2010, alla presenza dell’autore, in
un teatro civico di Alghero gremito in ogni ordine di posto.
Nel
capitolo dedicato alla parola “scelta” mi sono soffermato su questo passaggio: ”Le questioni fondamentali della politica
non sono, a me pare, la libertà, la giustizia,
l’uguaglianza. Si tratta di temi importanti, ma, in qualche misura derivati. La
questione fondamentale è la scelta,
cioè chi sceglie cosa, per chi e in base a quali criteri”.
Queste
parole offrono alcuni spunti di riflessione sulla situazione politica attuale,
tanto a livello nazionale quanto a livello locale.
Il
Sindaco e i Consiglieri Comunali sono stati scelti e legittimati da un voto popolare, scelti dai cittadini per amministrare la città secondo un
programma passato anch’esso al vaglio della competizione elettorale. Ritengo
inappropriati tutti gli interventi che attentano al comune mandato ricevuto. Anche
quando si parla a titolo personale, non si può prescindere dal fatto di
appartenere a un partito o movimento di una maggioranza. Sarebbe opportuno
pesare ogni parola per evitare che posizioni del tutto personali finiscano col
nuocere al progetto più ampio e condiviso di cambiamento annunciato. Ho avuto
modo di dirlo in aula e lo ribadisco: ci sono sedi, tempi e modi opportuni per
fare le proprie osservazioni, pur critiche che siano.
Scegliere cosa dire, quando e come dirlo
è, dal mio punto di vista, fondamentale. La diversità di visione, pensieri,
esperienze di vita, può rappresentare un valore aggiunto – e deve esserlo per
il centro sinistra - se tutti concorrono con serietà al perseguimento degli
obbiettivi insieme condivisi. Diversamente risulta un problema.
D’altro
canto non si può
pensare che la definizione dei criteri secondo cui realizzare il programma sia delegata
solo al Sindaco o alla Giunta. I partiti e i Consiglieri comunali devono
necessariamente essere coinvolti, se è vero che l’espressione del voto conta e
da dignità politica, nell’interesse esclusivo della comunità che si
rappresenta. È semplicemente democrazia e rivendico, con rispetto e
correttezza, il mio diritto e dovere di concorrere alle scelte qualificanti per l’attuazione del programma.
Se
una scelta è condivisa, e più
persone partecipano in maniera armonica alla sua definizione, gli atti che ne
conseguono avranno un intrinseco e riconosciuto valore.
Si
può rilanciare il progetto di cambiamento per Alghero concedendoci
reciprocamente un credito di fiducia, di stima e capacità di ascolto.
Questo
ragionamento vale anche per le dinamiche interne al PD. Fare politica in un
partito vivace, in cui coesistono storie, tradizioni, esperienze di vita
differenti, è senz’altro impegnativo, ma dannatamente più affascinante. Dico
che i partiti non sono tutti uguali e soprattutto non sono tutte uguali le
persone! Nel Partito democratico ci sono tante persone in gamba e preparate,
sulle quali occorre scommettere per intercettare realmente l’esigenza di
cambiamento e buona politica che viene dalla società civile.
Il
PD nelle ultime politiche ha pagato il gravissimo errore di non aver avuto il
coraggio di osare nelle scelte.
Pesano come un macigno quelli che, dal mio punto di vista, sono alcuni
gravi errori: non aver cambiato la legge elettorale, non aver ridotto i costi
della politica, quelli veri piuttosto che abbattere la scure dei tagli sugli
enti locali, aver fatto delle primarie
“farsa” per i parlamentari assecondando la voglia di molti di perpetuarsi in
parlamento contrariamente al sentire comune dei cittadini che invocavano
cambiamento inteso non solo come cambio generazionale, ma anche e soprattutto
in termini di competenze, etica, trasparenza. Oggigiorno la politica ha bisogno
di “credibilità” che chi è stato, nel bene e nel male, protagonista della scena
politica nell’ultimo ventennio non può garantire.
Le non scelte, in questo senso, hanno condizionato notevolmente il
risultato elettorale, dal quale è emerso palesemente il diffuso disagio del
Paese che esige sobrietà e responsabilità da chi fa politica, tanto più in un
contesto in continua evoluzione e di difficoltà economiche. Al contempo la
tenuta dei due grandi partiti e il contemporaneo tracollo di tutti gli altri,
indica la consapevolezza della necessità di avere dei riferimenti forti, capaci
di assumersi seriamente la responsabilità di governo e di sviluppare una
proposta strutturata per superare la crisi.
Tra la paura e la rabbia degli elettori percepisco
chiaramente un messaggio: i cittadini sono disposti a dare ancora fiducia al
Partito Democratico a condizione che ci sia un cambiamento rapido e profondo
nella classe dirigente e nel modo di far politica. Siamo in tanti a crederci e
a vivere l’impegno politico con passione, onestà, coerenza: per cambiare in
meglio i partiti occorre starci dentro, alimentare l’ondata “antipartitica” non
fa bene al tanto invocato processo di rinnovamento. Sono convinto che anche e
soprattutto nei partiti (art. 49 della Costituzione) è possibile fare Politica:
è sempre e comunque una questione di persone e, a ben guardare, di scelta.
Questa giunta è prigioniero delle promesse, che gia dal inizio non si poteva realizzare. é una problema di tutti partiti che fano opposizione, parlano tanto, promettono tanto e quando li tocca a governare non sanno come... . Opposizione puntando sul vincita di elezioni deve essere gia pronta, avere gia proposte personali, proposte concrete delle deliere (e non sono i slogan). Se non le ha, meglio che rimane in opposizione. Leggi anche il libro do Tony Blair che racconta come è era vincere le elezioni dopo 15 anni di fare opposizione... fra un po la restituisco a bibliotecca.
RispondiEliminagrazie per il suggerimento, leggerò volentieri il libro di Tony Blair :)
RispondiEliminagia in biblioteca comunale via mazzini :) buona lettura :)
Eliminaho restituito il libro, bibblioteca popolare in via mazzini
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