PER NON AMMALARCI D'ODIO


Ieri il Consiglio Comunale ha votato all'unanimità la proposta di delibera per il riconoscimento della cittadinanza onoraria alla Senatrice Liliana Segre.
Di seguito il mio intervento nel corso del dibattito

grazie Presidente,

intervengo per contribuire anch'io all'importante dibattito.
Si parla molto e molti sono i dibattiti e le tavole rotonde promossi sul contrasto a qualsiasi forma di razzismo e fascimo, e diversi gli interventi, anche istituzionali che vorrebbero contrastare un fenomeno che, tuttavia, non sembra destinato a diminuire.
Interventi istituzionali che sono indispensabili e necessari da parte di chi ha un profondo rispetto delle Istituzioni pubbliche e della democrazia del nostro Paese, perché rappresentano concretamente un'opportunità per offrire alle persone fiducia e rispetto, in ogni ambito, e con ogni linguaggio. E necessari a maggior ragione quando personaggi politici utilizzano il loro ruolo per alimentare e fomentare il vento della violenza, dell’intolleranza, del disprezzo con parole, toni e modi violenti, che di istituzionale hanno ben poco, e anzi travestendo da buona politica, quello che è invece un atteggiamento irresponsabile e contrario ai principi che dovrebbero ispirare chi è chiamato a fare il bene di una comunità e quindi delle persone. 

Sentivo in alcuni interventi di chi mi ha preceduto che non dovremmo creare distinguo politici nell’affrontare certi temi. Io, invece dico che non possiamo assopire le conoscenze e le coscienze: è necessario marcare le differenze politiche. Ci sono e sono tante. Semmai le persone che hanno a cuore valori comuni devono trovare unità e avere la capacità di ribellarsi di fronte a chi non mette il bene comune in cima al suo agire.
E parlo di linguaggio perché dovremmo essere capaci, in ogni contesto, di utilizzare toni e modi più rispettosi e capaci di valorizzare le differenze, le capacità e le sensibilità di ciascuno, toni e modi che mettano in primo piano la centralità di ogni essere umano.

Oggi più che mai credo ci sia bisogno di una cultura del rispetto, una cultura del riconoscimento reciproco, una cultura nella quale ciascuno impari a mettersi in una prospettiva di autentico e profondo ascolto di se stessi, dell'altro e dei suoi bisogni, senza cercare di sminuirlo per affermare in modo prevaricante se stessi.
Non basta lo sdegno, la solidarietà o la denuncia: è opportuno convogliare più energie per affermare i valori della vita e della dignità, convogliare più energie, sulla capacità di denuncia, di educazione, sensibilizzazione e informazione.
È necessario investire in cultura e istruzione e dico sempre, quando si parla di questo che l’istruzione rappresenta il miglior bagaglio, la miglior dote, che possiamo lasciare in eredità alle nuove generazioni, per crescere libere, poter competere con i loro coetanei di altri Paesi e contribuire alla crescita delle proprie comunità.
Un uomo che non è capace di relazionarsi con un altro uomo è prima di tutto vittima di se stesso, del proprio ego, di una visione limitata, di una cultura che afferma che non c'è meglio della propria forza per affermarsi ed esistere.
L'umanità, il rispetto reciproco, la capacità di accogliere e di amare, non hanno razza, sono patrimonio comune di tutte le persone di buon senso.

Mi pare oggi che i giudizi e l'odio, amplificati da un utilizzo dei social nel quale ciascuno si sente libero di esprimersi come vuole e contro chiunque nascosti dietro un monitor, dietro la tastiera di un computer o di un celluare,, che caratterizzano alcune persone, riflettano semplicemente lo stato d’animo del loro mondo interiore.
"Probabilmente,” - per dirla con le parole di Aldo Moro-, “malgrado tutto, l'evoluzione storica non soddisferà le nostre ideali esigenze: la splendida promessa che sembra contenuta nell'intrinseca forza e bellezza di quegli ideali forse non sarà mantenuta.
Ciò vuoi dire che gli uomini dovranno pur sempre restare di fronte al diritto e allo stato in una posizione di più o meno acuto pessimismo. Ma questa insoddisfazione, questo dolore, sono la stessa insoddisfazione dell'uomo di fronte alla sua vita, il dolore dell'uomo che trova di continuo ogni cosa più piccola di quanto vorrebbe.
E' un dolore che non si placa, se non un poco quando si ha confessato ad anime che sappiano capire, o cantato nell'arte o quando la forza di una fede o la bellezza della natura dissolvono quell'ansia e ridonino la pace.
Forse il destino dell'uomo non è di realizzare' pienamente la giustizia ma di avere perpetuamente della giustizia fame e sete. Ma è sempre un grande destino".

E credo che approvare oggi questa mozione sia un contributo a realizzare questo destino, un contributo di civiltà, un seme di pace e giustizia in questo Paese in questo tempo, attribuendo un riconoscimento importante ad una persona, la senatrice Segre, che con la sua vita testimonia ogni giorno i valori su cui si basa la vita democratica di questo Paese. E lo fa oggi girando con la scorta, costretta alla protezione dello Stato.  E questo la dice tutta sul clima che oggi si respira in questo Paese e la necessità di riaffermare anche attraverso il riconoscimento della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, i valori costituzionali e democratici della nostra Italia.

E allora questo è un atto concreto che va in questa direzione, me per essere credibili e in linea con questo indirizzo, le chiedo sig. Sindaco, a lei e alla sua giunta, di rivedere la scelta di revocare la delibera con la quale di chiedeva a chi voleva utilizzare il suolo pubblico di firmare una dichiarazione di adesione ai principi antifascisti contenuti nella Costiuzione italiana. Sarebbe un gesto concreto, assolutamente in linea con quanto deliberemo oggi in Consiglio Comunale.


Commenti

Post più popolari